martedì, maggio 28, 2013

Heysel, 39 italiani da non dimenticare

Leggi "Heysel" e ti corre un brivido lungo la schiena. Pensi ad Heysel e ti vengono in mente tanti flashback. E' come la finale di Germania 2006: Italia campione del mondo e tu ti ricorderai per tutta la vita dove hai visto Italia-Francia: con chi eri, dov'eri seduto e come perdesti la testa urlando quando Pirlo e soci corsero ad abbracciare Grosso. Per quel Juventus-Liverpool del 29 maggio 1985 accade lo stesso: ero sul divano di casa con mio padre, davanti a RaiUno in attesa di vedere la mia prima finale di Coppa dei Campioni. La Juve contro mostri sacri come Dalglish e Ian Rush. La memoria corre libera: il collegamento di Pizzul durante il Tg1 che parlava di generici scontri da Bruxelles. La diretta di una partita che non cominciava mai. Poi quella povera gente sepolta e la convinzione che stesse accadendo qualcosa di bestiale. Di atroce. I sopravvissuti che circondavano Pizzul per rassicurare a casa: "Io sono vivo, io torno in Italia". Tornano in Italia ma mai più dentro uno stadio di calcio. Quella povera gente, italiani con la mia stessa passione, seppelliti da cemento sbriciolato e belve ubriache. Era proprio gente come me: stessa mania del calcio, stessa bandiera e stessi idoli. Che brutta fine hanno fatto 39 tifosi innocenti. E che brutta fine facciamo far loro non fermandoci un minuto domani 29 maggio 2013 per ricordare quel brivido che ti corre lungo la schiena leggendo "Heysel"


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