martedì, aprile 30, 2013

I piccoli e pericolosi fans di Preiti

La vita di tutti gli uomini è uguale, ma quella di alcuni di loro è meno uguale delle altre. Non ce ne voglia George Orwell se parafrasiamo un passaggio de "La Fattoria degli animali" ma quanto accaduto nelle scorse ore francamente rasenta l’assurdo. Tra i milioni di utenti di Facebook e Twitter alzi la mano chi non ha trovato sulla sua bacheca almeno una tra le seguenti frasi: “Chi ha sparato ha sbagliato mira”, “Dieci, cento, mille Luigi Preiti !", "Preiti doveva aspettare qualche minuto e fare centro" oppure "Peccato, altrimenti c’era un politico in meno da mantenere”.
Qualcuno l'ha scritto di getto dopo aver visto i telegiornali di mezzogiorno o dopo aver fatto un primo giro in Rete. Qualcun altro non ha scritto in preda alla concitazione dell’accaduto, si è preso del tempo, si è informato e poi… ha postato messaggi simili in serata, a bocce ferme. Non vogliamo in questa sede criticare la Rete e social network  perché le stesse frasi le abbiamo sentite in metropolitana, al bar o in ufficio.

Senza dubbio è un’aggravante quella di averci pensato su. Ma forse poco cambia: la bassezza dell’essere umano nell’augurarsi la morte del prossimo non ha limiti di tempo o di spazio. E’ disumano pensare che un uomo meriti di morire ammazzato a colpi di pistola solo perché ricopre la carica di depu
tato o senatore o fa parte di un governo. Non appartiene a un uomo dotato di coscienza e sentimento decidere chi deve morire e chi no. Allo stesso modo non siamo regrediti fino all'epoca romana, quando bastava un pollice verso per condannare a morte una persona.
Il buonismo nostrano può attendere a lungo ma è evidentemente disumano soppesare la vita umana in base a una divisa e a una situazione: se sei un carabiniere in servizio alla domenica mattina davanti a Palazzo Chigi sei innocente perché “fai il tuo lavoro”, “guadagni mille euro al mese” e non ti meriti una pallottola. Se la stessa divisa per lo stesso lavoro e per la stessa paga viene indossata dentro o fuori un qualsiasi stadio alla domenica pomeriggio o di sera invece puoi essere preso a manganellate, preso a sputi in faccia e aggredito a sassate. Qualcosa non torna.

Da anni non siamo fieri della nostra classe politica. La Prima Repubblica è morta e sepolta, la Seconda agonizzante, la Terza ancora in vitro. Pochi aspiranti di quest’ultima cercano di capire come mai Preiti sia arrivato a tanto. Molti di loro usano parlano ogni giorno di golpe, assassini di Stato e di mettere o meno le mani in tasca agli italiani.

Più della crisi economica in senso stretto (era planetaria), i politici di casa nostra sono colpevoli di non aver trovato ancora la via d’uscita da recessione e di aver pensato prima (o solamente) al proprio interesse. Vogliamo dieci, cento, mille Preiti contro Fiorito, Belsito e soci? E poi? Siamo sicuri che non ne spunteranno altri come o peggio di loro? Siamo seri, cerchiamo di essere umani.

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