AL QAEDA PARLA E DECAPITA SOLO VIA WEB, NIENTE AL JAZEERA
Della disumana decapitazione del libero cittadino statunitense Nicholas Berg, c'è un aspetto che non tutti hanno ancora messo in evidenza. Diversamente da altre volte, Al Qaeda (o qualunque gruppo si sia macchiato di una mostruosità simile, ndr) ha scelto una linea nuova di comunicazione. Chi si riempie la bocca di paroloni la definirebbe un mutamento di strategia comunicativa. Stavolta infatti il terrore non si è materializzato in una videocassetta inviata a una tv araba. Sino a prova contraria, Al Jazeera o Al Arabiya non hanno ricevuto il nastro dell'esecuzione. La scelta si presta a due diverse interpretazioni, una più inquietante dell'altra
NIENTE TV, SOLO WEB
Il video è stato messo in rete su al-ansar.biz, un sito vicino al terrorismo islamico. Chi ha pensato di puntare tutto sulla Rete ha colto nel segno. Internet non consente nessuna forma di censura: accade per blog e blogger, figuriamoci per un sito di propaganda terroristica. Il che significa che Al Qaeda ha aggirato le possibili censure preventive (il caso Quattrocchi insegna): giustiziare un americano e rischiare che qualcuno si rifiuti di mandare in onda il filmato suonerebbe come una beffa se di mezzo non ci fosse la vita di un povero innocente. Bypassando la tv, Al Qaeda ha centrato il suo obiettivo, ossia la massima copertura dell'esecuzione. Che Canale 5 o la BBC trasmettano integralmente il filmato non importa.
E SE LA CENSURA C'E' STATA?
Al Arabiya e Al Jazeera, mi pare, abbiano taciuto. Non hanno detto se erano in possesso o meno della videocassetta incriminata. Personalmente ritengo che non abbiano ricevuto il nastro (per quanto sopra). Altrimenti. Altrimenti la faccenda mi sembrerebbe ancora più grave in virtù di quanto accaduto al nostro Quattrocchi. E qui, ahimè, mi trovo d'accordo (prima e spero ultima volta) con Renato Farina (Libero) il quale scrisse che non avrebbe giovato alla stessa causa islamica l'eventuale trasmissione dell'esecuzione di Quattrocchi. Troppa violenza gratuita, troppa brutalità, troppo poca umanità nello sparare ad un inerme incappucciato. Morale: se Al Jazeera o Al Arabiya avessero censurato anche stavolta la cassetta proprio per non remare contro l'Islam?
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venerdì, maggio 14, 2004
lunedì, maggio 10, 2004
DANIEL PEARL RIFIUTO' DI ESSERE SEDATO
Il giornalista americano Daniel Pearl ha rifiutato di essere sedato prima di venire barbaramente giustiziato. E' un'indiscrezione che arriva direttamente dal Pakistan ed è uno dei passaggi che non si vedono nel macabro video in circolazione sul Web da mesi. Pearl, rapito a Karachi nel gennaio 2002, aveva conosciuto il suo destino qualche ora prima ma non ha accettato di essere "calmato". Poi gli hanno tagliato la gola. E quindi decapitato.
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Il giornalista americano Daniel Pearl ha rifiutato di essere sedato prima di venire barbaramente giustiziato. E' un'indiscrezione che arriva direttamente dal Pakistan ed è uno dei passaggi che non si vedono nel macabro video in circolazione sul Web da mesi. Pearl, rapito a Karachi nel gennaio 2002, aveva conosciuto il suo destino qualche ora prima ma non ha accettato di essere "calmato". Poi gli hanno tagliato la gola. E quindi decapitato.
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REGISTRI UN FILM? 42 GIORNI DI CARCERE
Pirati cinematografici addio: una corte della California ha condannato un tale Ruben Moreno per aver violato la nuova legge antipirateria. Moreno aveva pagato il biglietto d'ingresso al Pacific Winnetka Theater di Los Angeles per assistere a "The Alamo". Una volta iniziata la proiezione, Moreno ha accesso la sua telecamera digitale, cominciando a registrare il film. Esemplare la condanna: 42 giorni di carcere. E l'industria cinematografica ringrazia.
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Pirati cinematografici addio: una corte della California ha condannato un tale Ruben Moreno per aver violato la nuova legge antipirateria. Moreno aveva pagato il biglietto d'ingresso al Pacific Winnetka Theater di Los Angeles per assistere a "The Alamo". Una volta iniziata la proiezione, Moreno ha accesso la sua telecamera digitale, cominciando a registrare il film. Esemplare la condanna: 42 giorni di carcere. E l'industria cinematografica ringrazia.
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