sabato, settembre 14, 2002
"Siamo sull'orlo dell'abisso. Dobbiamo prendere in considerazione l'ipotesi della fine dell'umanita"'. Tiziano Terzani, nel giorno del suo sessantaquattresimo compleanno, condanna con forza l'ipotesi di un attacco occidentale all'Iraq. Lo scrittore fiorentino, che da anni vive sull'Himalaya aggiunge: "Dobbiamo agire su due livelli: di legalità e di morale. La nostra Costituzione e la Carta dell'Onu rigettano la guerra. Non bastano le parole di Bush o Berlusconi a cambiare questa situazione. Le nazioni occidentali non devono trasformarsi nelle mosche cocchiere degli Stati Uniti e della loro strategia di morte"
CHE NE PENSI?
Casualmente quel pomeriggio (in Italia) ero a casa e casualmente avevo la Tv accesa quando sono iniziate le edizioni straordinarie di tutti i Tg.
Per poco, per pochissimo, ho sperato nell'incidente: troppo presto il secondo aereo ha colpito la seconda torre, e poi le immagini, ripetute infinite
volte, le notizie frammentarie sul pentagono e sugli altri aerei (si diceva altri 5, in quei momenti), poi il crollo, in diretta. La spaventosa sensazione d'impotenza e fascinazione (e relativa vergogna). Il pomeriggio e' scorso cosi', fra Tv e telefonate ai familiari, agli amici, i commenti sgomenti. Qel giorno, alle 18,00, avevo da molto tempo fissato una visita dalla mia ginecologa: sono andata, con la radio accesa in macchina, sono entrata nel suo studio, dove la radio era accesa e dove ci siamo guardate negli occhi, e insieme abbiamo convenuto che lei poteva buttare quella mezz'ora, e io il mio viaggio, e siamo rimaste li', insieme, ad ascoltare, come se l'essere in due aiutasse, e forse l'ha fatto.
Oggi, un anno dopo, vorrei ricordare anche coloro dei quali nessuno parla piu': i passeggeri di quell'aereo schiantatosi nel New Jersey senza
raggiungere il proprio obiettivo, forse per un atto di eroismo dei passeggeri, o forse no. Che importa? Comunque vittime innocenti.
Melba e il suo sito
RACCONTA AL BARSAURO IL TUO 11/9
venerdì, settembre 13, 2002
Un cartone animato interrotto. Sembra quasi una metafora, ma l'11 settembre 2001 è stato proprio questo, nella realtà. Una trasmissione per bambini che stavo guardando coi miei figli, prima di andare al lavoro, venne interrotta da un'edizione straordinaria del Tg. E nel mondo dell'innocenza e della fratellanza dei bambini irrompe la realtà stupida dell'odio e della morte di noi adulti.
L'odio che apre gli occhi sul "cartone animato" di un mondo in pace che sognavamo dopo la caduta del Muro, e che dopo 12 anni invece ci ributtava dentro un altro incubo, quello della nuova guerra contro un nemico invisibile e nascosto, quell'"odio dei poveri" strumentalizzato da folli fanatici.
Fu un senso di vertigine a prendermi, la vertigine di chi si vede spinto dentro un baratro. Quando mia moglie arrivò a darmi il cambio feci solo
in tempo a dire "Stanno facendo un merdaio" e corsi in redazione. La tragedia stava consumandosi con il crollo delle Torri, e la vertigine lasciò il
posto alla ricerca di un senso, al faticoso rimanere lucidi di fronte alla morte di migliaia in diretta.
Vertigine e smarrimento che ogni tanto tornano, quando sento abbaiare opinionisti e politici che si rimpallano colpe l'un l'altro, come pugili che colpiscono alla cieca, o continuano a fare i propri interessi, con il ghigno di coloro ai quali, in realtà, del mondo non importa niente.
Andrea Buoso, Venezia
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11 settembre 2001
Una giornata tragica per molte persone che stavano vivendo normalmente nel loro paese, gli Stati Uniti.
Un pensiero va a tutte quelle vite spezzate e ai loro cari.
11 settembre 1973
Una giornata tragica per molte persone che volevano solo vivere normalmente nel loro paese, il Cile.
E invece il golpe inaugurò un periodo nero di violenze e sopraffazioni, con decine di migliaia di persone sequestrate, torturate, assassinate,
cancellate. Un pensiero va a tutte quelle vite calpestate e violentate, ai loro cari e a chi non ne fa svanire il ricordo.
Giulio Pianese e il suo sito
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giovedì, settembre 12, 2002
Vogliamo un mondo basato sulla giustizia e sulla solidarietà. Ripudiamo la violenza, il terrorismo e la guerra come strumenti per
risolvere le contese tra gli uomini, i popoli e gli stati. Chiediamo che l'Italia, di fronte alla minaccia di un attacco militare contro l'Iraq, non partecipi ad alcun atto di guerra, nel rispetto della Costituzione. Non vogliamo essere corresponsabili di nuovi lutti, né vogliamo alimentare la spirale del terrore. Basta guerre, basta morti, basta vittime.
per aderire: www.emergency.it
Hanno sottoscritto l'appello: Aldo, Giovanni e Giacomo, Diego Abbatantuono, Daniele Adani, Giuliana Berlinguer, Enrico Bertolino, Enzo Biagi, Irene Bignardi, Claudio Bisio, Giorgio Bocca, Clarissa Burt, Fabio Cannavaro, Candido Cannavò, Maurizio Chierici, Giulietto Chiesa, Luigi Ciotti, Sergio Cofferati, Virginio Colmegna, Nico Colonna, Paolo Conte, Lella Costa, Maurizio Costanzo,
Roberto Denti, Teresa De Sio, ElleKappa, Fabio Fazio, Carlo e Inge Feltrinelli, Eugenio Finardi, Carla Fracci, Carlo Garbagnati, Dori Ghezzi, Ricky Gianco, Daniela Grazioli, Beppe Grillo, Monica Guerritore, Francesco Guccini, Riccardo Iacona, Enzo Iacchetti, Lorenzo Jovanotti, Luciano Ligabue, Gianfranco Manfredi, Maurizio Maggiani, Alessia Marcuzzi, Marco Materazzi, Marco Melandri, Beppe Menegatti, Rita Levi Montalcini, Milly e Massimo Moratti, Michele Mozzati, Paola e Gianni Mura, Maso Notarianni, Carlo
Ossola, Moni Ovadia, Mauro Pagani, Gino Paoli, Marco Paolini, Piero Pelù, Fernanda Pivano, Alessandro Portelli, Ennio Remondino, Guido Rossi, Paolo Rossi, Sandro Ruotolo, Claudio Sabattini, Gabriele Salvatores, Michele Santoro, Teresa Sarti, Piero Scaramucci, Vauro Senesi, Michele Serra, Bebo Storti, Gino Strada, Tiziano Terzani, Francesco Toldo, Massimo Toschi, Lucia
Vasini, Christian Vieri, Gino Vignali , Gianna Vitali, Roberto Zaccaria, JavierZanetti, Alex Zanotelli.
Emergency in Afghanistan: un film e un libro
Venerdì 13 settembre 2002 alle ore 23,30 circa su Rai3 andra' in onda "Afghanistan: effetti collaterali?". Il documentario, di Fabrizio
Lazzaretti e Alberto Vendemmiati, riprende le attivita' di Emergency in Afganistan dal settembre al dicembre 2001, dai drammatici episodi della "vita quotidiana" nel Panshir, le vittime delle bombe sui villaggi e delle mine antiuomo, eredita' di una lunga serie di guerre durate quasi 25anni, fino al viaggio del team di Emergency a Kabul e alla riapertura l'ospedale. I due registi hanno seguito il personale di Emergency durante il viaggio, nelle corsie dell'ospedale, nelle sale operatorie, nelle carceri dove Emergency
presta assistenza sanitaria ai prigionieri, nei programmi sociali di aiuto alle donne.
Una testimonianza in presa diretta di una guerra che ha fatto molte piu' vittime tra i civili di quanto i media non ci abbiano raccontato.
Molti dei fatti che il film ci mostra sono raccontati da Gino Strada nel suo libro "Buskashi'-Viaggio dentro la guerra" (Feltrinelli), in tutte le librerie da alcuni giorni
Il mondo si è fermato per le tremila vittime delle Torri Gemelle, del Pentagono e di Pittsburgh. Mi sono commosso per quel silenzio non umano che ha circondato Ground Zero alle 8.46 ora locale. Ho pensato "Mai più". E subito dopo ho aggiunto: "E' impossibile che non accada mai più una cosa simile, visto come si stanno incanalando gli scenari internazionali". Ne sono convinto: non è con la guerra a Osama e Saddam che l'America e l'Occidente si pone al sicuro. Osama e Saddam diventeranno simboli agli occhi dei musulmani e nasceranno frotte di Mohammed Atta. Prendete Israele e Palestina, sostituite Bush a Sharon e un qualsiasi leader islamico integralista ad Arafat e siete proiettati nel futuro. Da una parte guerrafondai, dall'altra integralisti che nulla hanno da perdere, nemmeno la loro stessa vita. Anzi...
Cosa fare? Eliminare le radici del terrorismo. Evitare che un bimbo di cinque o sei anni di Jalalabad, Quetta o Gaza trovi l'unica ragione di vita nell'intepretazione letterale del Corano in una madrassa. Altrimenti la guerra all'Afghanistan partorirà la guerra all'Iraq che partorirà la guerra al Sudan che partorirà la guerra nelle Filippine che partorirà la guerra in Cecenia che partorirà ... sempre più kamikaze.
Che avranno l'imbarazzo della scelta in quale parte del mondo farsi esplodere.
Il barista
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martedì, settembre 10, 2002
Un anno dopo l'attacco all'America, io voglio ricordare la Grande Mela con questa canzone degli U2.
In New York freedom looks like
Too many choices
In New York I found a friend
To drown out the other voices
Voices on a cell phone
Voices from home
Voices of the hard sell
Voices down a stairwell
In New York
Just got a place in New York
In New York summers get hot
Well into the hundreds
You can't walk around the block
Without a change of clothing
Hot as a hair dryer in your face
Hot as handbag and a can of mace
New York
I just got a place in New York
New York New York
In New York you can forget
Forget how to sit still
Tell yourself you will stay in
But it's down to Alphaville
New York
New York, New York
New York, New York
New York
The Irish been coming here for years
Feel like they own the place
They got the airport, city hall
Asphalt, asphalt
They even got the police
Irish, Italians, Jews and Hispanics
Religious nuts, political fanatics in the stew
Happily not like me and you
That's where I lost you
New York
New York, New York
New York
New York, New York
New York
New York
In New York I lost it all
To you and your vices
Still I'm staying on to figure out
My midlife crisis
I hit an iceberg in my life
You know I'm still afloat
You lose your balance, lose your wife
In the queue for the lifeboat
You got to put the women and children first
But you've got an unquenchable thirst for New York
New York
New York
New York, New York
In the stillness of the evening
When the sun has had its day
I heard your voice whispering
Come away now
New, New York
New...
New York
New York.
Il barista
Tutto come previsto: Fallaci in prima pagina sul Corriere con "Remember"
Eccone un breve estratto
Il barista
Qui lo dico e qui lo nego. Possibile che Nostra Signora Fallaci non distribuirà il suo Verbo un anno dopo l'attacco all'America? Secondo me Il Corriere domani sbatte in prima pagina un fondo di colei che vive reclusa in un attico della Grande Mela e racconta a tutti quanto sia razzista l'Italia e quanto siano bravi gli americani.
Il barista
Non vado mai fuori per la pausa pranzo.Preferisco gustarmi due yogurt che mi porto da casa e solo così me li gusto in santa pace. Anche quel giorno ero in ufficio e lavoravo, all'epoca, per un Internet service provider, per cui la connessione ad Internet non fallì mai. Fu un mio collega ad avvisarmi di quanto accaduto, ma non gli credetti. Anzi: pensai ad uno scherzo. Aprimmo "soleventiquattroretv" e vedemmo on line il tele24.
Tutto. Le riprese, le foto, le urla... tutto. Mano mano che il tempo passava e le notizie arrivavano sugli schermi dei nostri pc, la mia espressione passava dal frastornato all'incredulo. Sembrava un film...uno dei soliti film americani... Catastrofi, scatastamenti, morti ammazzati e suicidati...
Come dimenticare le immagini di "Inferno di cristallo"?
Steve chissà che avrebbe fatto... Steve chi? ma Steve McQueen... il protagonista..
Oppure la saga che ha consacrato Bruce Willis: " Trappola di cristallo "! Invece era tutto vero... e non si sapeva niente sul chi fosse stato...solo supposizioni, dubbi...
Non era un film... Gli incidenti continuavano : prima una torre, poi l'altra, poi il Pentagono...
Adesso quando vedo un film cerco sempre le torri... e chi è che non lo fa? Solo una cosa mi auguro: che le persone ricordino che l'11 settembre
2001 sono morte molte persone in America, ma che nei giorni successivi, sino ad oggi e chissà fino a quando, sono morte, muoiono e moriranno molte persone del Medio Oriente...Speriamo che quest'incubo finisca presto!
Margherita
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lunedì, settembre 09, 2002
Quello che pensi non possa mai succedere quel giorno è accaduto. La sensazione di fragilità, di impotenza, di assenza di limiti alla cattiveria umana, la paura di salire su un grattacielo, il terrore di un aereo... Il ricordo dell'11 settembre è tutto questo e molto di più. Ero in redazione quel giorno: molti colleghi erano a pranzo e ricordo che quel pomeriggio uno di loro mi disse: "Se dovesse succedere qualcosa di grosso, chiamami al cellulare?.Non l'aveva mai detto prima, ma soltanto dopo suonò come un terribile presagio.
Ho gli occhi sul computer quando esce il lancio d'agenzia che annuncia un aereo contro una delle Torri Gemelle di New York. Senza pensare a cosa poteva significare, accendiamo il televisore. Alla Cnn parlano di un aereo di linea che centra il Word Trade Center e annuncia due morti e diversi feriti. Quel numero risuona subito nella mia mente: non saranno sicuramente due morti, su un aereo ci sono molte più persone e poi tutti quelli che stavano in quel palazzo? Ma niente stime. Sono troppo concentrata sulle immagini.
Intanto nella mia testa comincio a pensare a quei poveretti: all'inizio si pensa a un incidente, ma comunque sia è terribile morire così. Nemmeno il tempo di pensare ad altro che ecco vedo in diretta alla tv il secondo pauroso schianto. E' il panico. Scatta l'allarme attentati. In redazione è il caos.
Le notizie arrivano a getto continuo: bisogna guardare il basys, scrivere, impaginare i pezzi, un occhio alla tv e con le orecchie puntate su quel che dicono i conduttori. Si affastellano informazioni sempre più drammatiche,
ma in quei momenti entrano ed escono dalla mia mente come fossero notizie qualunque. Sembra tutto troppo brutto per essere vero. Se mi fermo mi viene voglia di piangere e scappare lontano. Ho già finito il mio orario di lavoro, ma l'orologio non lo guarda più nessuno e il tempo sembra scorrere a tempo di record. Si temono altri attentati anche in Italia e Milano - si sa - non è certo un posto sicuro. Mentre scrivo come una dannata penso di non aver mai desiderato tanto di essere lontana dalla redazione, a casa mia,solo là mi potrei sentire tranquilla e protetta. Gli aerei si schiantano come mosche e il numero delle vittime continua a crescere una strage.
Arrivano anche le prime storie, le prime testimonianze, e la pelle d'oca sale. Dopo undici ore di lavoro esco dalla redazione per tornare a casa: bisogna riposarsi un po', domani ci sarà ancora tanto lavoro da fare. Quel rientro sulle strade della Brianza me lo ricorderò sempre: uscire da Milano è stato come scappare?
Sembravano tutti impazziti, tutti correvano. Soltanto dopo aver attraversatoil centro città e la stazione centrale mi sono sentita più tranquilla. Pensavo: "I terroristi non colpiranno certo la periferia". Intanto alla radio ascoltavo gli aggiornamenti continui e sempre più terribili e mentre guidavo telefonavo alla mamma, al fidanzato, alle amiche.
Volevo sentire tutti
Baby
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