FATTI NON FOSTE A VIVERE DA MARCELLO PERA
E' inquietante il ruolo che sta assumendo il presidente del Senato che quel vecchio pezzo di carta chiamato Costituzione vorrebbe essere la seconda carica più importante nel nostro ordinamento giuridico. Nel giro di una settimana, Pera è passato dalle mutande (le sue) alla musica (quella dei pianisti al Senato) senza scomporsi più di tanto. Prima ha ammesso candidamente che la seconda carica dello Stato ama mangiare in mutande poi ha difeso i colleghi pianisti chiedendo di non delegittimare il Senato. Delle due una: è più delegittimato quel ramo del Parlamento il cui Presidente fa outing in tv o quello dove su una leggina (pare fosse solo la Cirami) senatori votano sfacciatamente per colleghi assenti?
Non riesco a capacitarmi di come si possa definire regolare una votazione dove anche gli assenti risultano aver espresso il proprio parere. Temo sia l'ennesimo campanello d'allarme di un'Italia a gambe all'aria dove tutto funziona al contrario: non esiste più il giudice naturale, non esiste più una sanzione pesante per chi tarocca i bilanci di un'azienda, non esiste rispetto per chi manifesta pacificamente in una piazza, non esiste tolleranza per chi la pensa diversamente, non esiste indignazione per chi sostiente che con la mafia bisogna convivere, non esiste sgomento per la prima finanziaria che invece di togliere soldi ne dispensa a iosa...
In tale direzione sguazza la richiesta dei nuovi power rangers (alias Schifani, Nania, Moro e D'Onofrio) di sottoporre "la gravità delle accuse di Bordon" ad un giurì d'onore.
Morale: nel loro piccolo anche i pianisti s'incazzano.
Il barista
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